LETTERA FIRMATA
PINEROLO / TORRE PELLICE – Buonasera, invio questa lettera all’Assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Roberto Gabusi, al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio per esprimere il mio disappunto in merito alla paventata chiusura definitiva della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice, sospesa dall’anno 2012.
Come si può pensare di seppellire definitivamente la linea Pinerolo-Torre Pellice? Non è forse bastato il gravissimo taglio effettuato dal 2012, che ha eliminato da un giorno all’altro più di dieci ferrovie?
Anche se vi erano, infatti, comprovate problematiche economiche, un taglio di questo tipo non è ancora oggi assolutamente tollerabile o giustificabile, osservando che numerose regioni vicine hanno scelto di potenziare il ferro e di indirizzare fondi a uno dei settori più importanti: il trasporto eco-sostenibile.
Purtroppo, non solo si riscontra spesso una grande insensibilità e indifferenza nei confronti delle ferrovie regionali complementari, ma vi è anche l’avvallo dei primi cittadini del territorio nella sostituzione dei binari con piste ciclabili e bus (cosa che, tra l’altro, segna un grande disinteresse verso lo sviluppo del proprio territorio).
Che fare dunque? Una pista per bus? Ma dov’è il nord Italia che punta ad essere regione d’Europa, e dunque della mobilità sostenibile? Dov’è la coscienza ambientale in un momento delicato come quello odierno, dov’è l’educazione ferroviaria, dov’è la volontà di spingere le persone ad utilizzare sempre di più il trasporto pubblico?
Di certo, del resto, non è una spinta sostituire i treni con i bus, che quasi sempre impiegano più tempo e allontanano ulteriormente i cittadini dalla mobilità pubblica. La stessa Regione Piemonte, va evidenziato, non farebbe una bella figura, soprattutto alla luce di quanto già successo negli scorsi anni. Vogliamo davvero che tutti utilizzino il proprio mezzo privato?
Una ferrovia come la Pinerolo-Torre Pellice, tra l’altro, se preservata, potrebbe riservare non poche potenzialità dal punto di vista turistico: potrebbe essere proprio questo il punto da cui ripartire. Gli splendidi paesaggi piemontesi attraversati, purtroppo non sempre conosciuti ai turisti, potrebbero essere un rilancio per la linea, così come i punti di interesse e i riferimenti culturali sul territorio. Penso ai palazzi di Bricherasio, o ancora al borgo di Torre Pellice e al contatto con la comunità valdese.
Per questo motivo, chiedo alla Regione Piemonte, certo dell’appoggio di molti cittadini e conscio di quanto oggi più che mai sia importante incentivare il trasporto ferroviario e l’uso del mezzo pubblico, di ripensare ad una scellerata decisione come la sostituzione della ferrovia con una pista per bus.
Non è certo una giustificazione, ad esempio, l’utilizzo di bus presumibilmente a basso impatto ambientale: il concetto di trasporto eco-sostenibile è ben altro. In qualsiasi altro stato europeo, in Germania ma anche in Francia e Spagna, negli ultimi anni si è continuato a puntare sul ferro nonostante i tagli dello stato centrale. Proprio così: nessuna ferrovia è stata chiusa, al contrario dell’Italia.
Chiedo di rinunciare al progetto perché significherebbe cancellare definitivamente un pezzo di storia, ciò da cui partirono i nostri avi nell’Ottocento realizzando e lasciandoci una rete capillare da utilizzare e custodire; la ferrovia, la cui riapertura era ormai agli sgoccioli e pronta per essere inserita nel contratto di servizio con Trenitalia, è ancora un bene di primaria importanza, da tutelare come qualcosa di prezioso e irrinunciabile.
La stessa regione potrebbe farsi avanti nei confronti dei primi cittadini, evidentemente inconsci di cosa significherebbe cancellare la tratta e dei danni alla stessa comunità (già isolata). Mi permetto di aggiungere, infatti, che osservare dei sindaci intenti a sostenere piani di disfacimento della ferrovia che passa per il loro paese è piuttosto triste.
Infine, quello che dà un treno, anche nel momento in cui si è a bordo, diciamocelo, non lo trasmette nessun’altra cosa. Dal momento di una partenza in cui si lascia lo scalo alla metafora, spesso utilizzata da scrittori e grandi pensatori, del treno come una vita, fino alla stazione come punto di riferimento di un paese e specchio dello spirito della gente che lo abita.
Non intendo fare sfoggio, lo dico, di citazioni filosofiche. Forse mi basta più concretamente citare quanto disse l’attore comico Renato Pozzetto nel film “Il ragazzo di campagna”: “Insomma, il treno è sempre il treno, eh”.
Chiedo, quantomeno, che non si dia l’autorizzazione alla soppressione della tratta e all’installazione di una pista per bus. Nel frattempo, si potrebbe proprio pensare alla preservazione della tratta e a disegni che la vedano al centro di investimenti futuri.
Non ho dubbi sul fatto che, se vi fossero investimenti mirati, i risultati non tarderebbero ad arrivare. La ferrovia della Val Venosta, che collega Merano a Malles, ne è l’esempio più chiaro: chiusa negli anni ’90, viene acquistata dalla provincia di Bolzano, elettrificata e riaperta nel 2005.
Già dai mesi successivi, dopo adeguati interventi di ristrutturazione e promozione del servizio, si verificò una vera e propria impennata nell’utilizzo del treno, in crescita ancora oggi anno dopo anno. Una dimostrazione che se vi è la volontà, più della metà del lavoro è già compiuto.
Già in data 11 marzo 2020, ebbi modo di inviare la seguente lettera agli illustrissimi Signori Sindaci di tutti i Comuni toccati dalla tratta Pinerolo – Torre Pellice, estremi compresi:
Illustrissimi Signori Sindaci,
apprendo da un articolo comparso lo scorso venerdì 6 marzo 2020 sull’Eco del Chisone che la Spettabile Amministrazione Regionale non è per nulla interessata a contribuire con fondi propri a finanziare il ripristino della circolazione regolare sulla tratta ferroviaria compresa tra Pinerolo e Torre Pellice, ma, al contrario, si sta favoleggiando con proposte quanto mai balzane relative ad una pista per circolazione di autobus elettrici su sede propria, impiegando il sedime di una ferrovia di cui qualcuno auspica lo smantellamento. Questo non fa altro che accentuare una manifesta avversione nei confronti del mezzo più sicuro ed ecologico e che dovrebbe costituire il cardine dei trasporti terrestri da parte di molti Pubblici Amministratori, i quali sembrerebbero essere, al pari di molti altri Cittadini, asserviti al mondo della gomma, troppo spesso adoperata come serbatoio elettorale da una parte ed impropriamente come unico mezzo, specie privato, per puro egoismo dall’altra. Va da sé che quanto faticosamente costruito dalle generazioni passate, sull’onda di quanto iniziato da una personalità lungimirante come Sua Eccellenza il Signor Camillo Benso, Conte di Cavour, non debba essere assolutamente disperso, ma, anzi, dovrebbe essere adeguatamente conservato e migliorato, al fine di dotare il territorio di una rete di trasporti sicura, ecologica, affidabile e sostenibile e questo si può fare solo assegnando il posto d’onore alla ferrovia: un sistema antico per data d’invenzione, ma che ha saputo evolversi ed affrontare le sfide dei tempi moderni, senza ricoprirsi di quella patina d’obsolescenza che qualcuno vorrebbe gettarle addosso.
È bensì vero che, per recarsi da Pinerolo a Bricherasio ed oltre, allo stato attuale delle cose sia necessaria una manovra d’inversione: un limite questo dovuto all’aver realizzato lo scalo Pinerolese, al pari di molti altri, come stazione di testa, in un’epoca in cui i tempi d’inversione erano trascurabili rispetto ai tempi complessivi dei viaggi, ma è altrettanto vero che vi sono diverse possibilità di ovviare a questo inconveniente, dallo spostamento della stazione principale della Città di Pinerolo in direzione di Torino, dove oggi è posta la stazione di Pinerolo Olimpica, lasciando l’attuale per quei soli treni che abbiano capolinea a Pinerolo, riservando l’interscambio per la Val Pellice alla nuova stazione, fino alla realizzazione di un passante sotterraneo, con scalo sufficientemente ampio e sovrastato dal piazzale dedicato agli autobus, soluzione questa costosa, però possibile, grazie alle possibilità offerte dalla tecnica moderna. Analogamente, dall’altro capo, la linea potrebbe essere prolungata fino a Bobbio Pellice, seppur con pendenze non proprio amichevoli, così come il rimpianto ramo Bricherasio – Barge potrebbe essere ricostruito e prolungato in direzione di Saluzzo, servendo un’areale fortemente antropizzato: l’unico imbarazzo riguarderebbe la scelta in merito a privilegiare Bagnolo Piemonte o Cavour, avendo pressoché lo stesso numero di abitanti, a meno di non spostare il bivio a livello del ponte sul Chisone, per poi raggiungere Osasco, Cavour, Bagnolo Piemonte, Barge e, da lì, proseguire verso Saluzzo.
L’argomento non riguarda espressamente la tratta terminale della linea che si dirama da Torino Lingotto, tuttavia è doveroso ricordare che, da Airasca, si diramava una linea diretta a Cuneo, linea purtroppo, sopravvissuta, ancorché sospesa all’esercizio nella tratta meridionale oltre Saluzzo, formalmente dismessa nella tratta settentrionale e smantellata da Airasca a Moretta, sopravvivendo i binari nel breve tronco residuo solamente perché serviva un raccordo per le ormai defunte officine che, a Moretta, avevano sede. Ufficialmente, la dismissione, è stata giustificata da scarso traffico, così come la sospensione oltre Saluzzo, ma, allora, viene da domandarsi il motivo per il quale, sullo stesso percorso Airasca – Saluzzo – Cuneo, si mediti addirittura la costruzione di un’autostrada: forse le autostrade hanno giustificazione ad essere progettate e costruite anche indipendentemente dai veicoli che le andranno a solcare, peraltro senza tener conto del maggior consumo di suolo a parità di volume di traffico? Su quel sedime, è stata realizzata una pista ciclabile, ma l’intento, di per sé lodevole, poiché mira ad offrire la possibilità di praticare attività fisica e, contemporaneamente, godere degli splendidi panorami Pedemontani, è stato perseguito in maniera errata, in quanto si sarebbe potuta realizzare la pista ciclabile, per quanto possibile, in affiancamento ai binari, come già capita in altre Nazioni caratterizzate da una più lungimirante politica dei Trasporti e, comunque, così si dovrà fare allorquando vi sarà l’auspicabile ricostruzione della linea, ovviamente, con le dovute migliorie, pensando anche a soddisfare le esigenze di trasporto merci da e per gli insediamenti industriali di Torre San Giorgio. Infatti, la situazione locale è diversa da quella della Riviera Ligure di Ponente, dove la pista ciclabile corre lungo un tracciato abbandonato in favore di una variante, seppur di scarsa utilità per i movimenti su breve distanza: laggiù sarebbe stato più opportuno raddoppiare in sede il vecchio tracciato, interrandolo nell’attraversamento dei centri urbani, operazione questa agevole, grazie alla possibilità di aprire scavi a cielo aperto per poi essere sottominati, per poi avere una metropolitana di tutto rispetto, volta a snellire il cronico intasamento delle strade.
Qualcuno potrebbe obiettare che il ritorno del treno comporterà lunghe attese ai passaggi a livello, ma si tratta di un falso problema: se il traffico ferroviario non è molto intenso, una saggia gestione delle circolazioni, con formazione degli itinerari a tempo debito, peraltro agevolata dai sistemi di comando e controllo centralizzati, non comporta lunghe attese; se, invece, come sarebbe raccomandabile, il traffico aumentasse, vi sono innumerevoli possibilità di provvedere con sovrappassi o sottopassi o, se necessario, itinerari alternativi di lunghezza media confrontabile con quelli forzatamente interrotti. Comunque, ci si pone spesso, da un punto di vista che antepone le esigenze della gomma a quelle del ferro, mentre la priorità dovrebbe essere invertita e si dovrebbe lavorare affinché il ferro abbia la maggior quota parte nella redistribuzione modale.
Mi pregio di comunicarVi che nella stessa giornata di venerdì 6 marzo, ho inviato il seguente scritto alla casella postale elettronica certificata dell’illustrissimo Signor Assessore Gabusi, che ha la delega ai Trasporti, nella speranza che legga, poiché, in una riunione tenutasi nella Sala Consiliare della Provincia di Asti, quando ancora, da Sindaco di Canelli, la presiedeva, negò assolutamente di avere ricevuto comunicazioni, peraltro inviate con lo stesso mezzo, relative alla zona dell’Astigiano, salvo sbiancare al momento in cui ebbi a distribuirne copia a tutti gli intervenuti.
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Nel numero odierno dell’Eco del Chisone, è stato pubblicato un articolo qui sotto trascritto:
La Regione Piemonte non ritiene prioritario ripristinare la linea Pinerolo – Torre Pellice e quindi non intende finanziare il ripristino della linea. È quanto ha spiegato, mercoledì incontrando i Sindaci interessati alla tratta (presenti anche i consigliere regionali Marin, Canalis e Sarno), l’Assessore Regionale ai Trasporti Gabusi, che lo ha poi ribadito rispondendo alle domande dell’Eco del Chisone (intervista integrale sul prossimo numero). La Regione non intende finanziare il ripristino da parte di RFI (la società che gestisce la manutenzione delle reti ferroviarie) per cui la tratta non verrà inserita nel contratto di servizio del nuovo gestore del sistema ferroviario metropolitano, Trenitalia – ci spiega l’Assessore che, poi, assicura – L’incontro con i Sindaci è stato cordiale, ho riscontrato, da parte loro, comprensione per la scelta della Regione e si è ragionato su possibili alternative. Come anticipato sul numero in edicola dell’Eco del Chisone, i Sindaci si sono dati disponibili a produrre un progetto di massima per realizzare sul sedime una pista dedicata per bus su gomma a basso impatto ambientale, progetto a cui dovrebbero lavorare il Politecnico ed il Centro ACEA per l’innovazione tramite il collegato consorzio CPE. È un progetto di estremo interesse su cui la Regione sarebbe disposta a investire – sottolinea Gabusi.
Su questa svolta dovrebbe esprimersi con un comunicato il Comitato Treno vivo, che, ieri, ha partecipato ad un incontro in Municipio a Torre Pellice.
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Da circa otto anni, si è lasciato marcire un cospicuo patrimonio, gettando alle ortiche circa un terzo della rete ferroviaria Piemontese – la linea in questione, tra l’altro, è elettrificata e, quindi, almeno in loco, non inquinante – per poi dire che non ci sono quei fondi che, miracolosamente, compaiono per una pista dedicata agli autobus. Questo conferma la fin troppo nota predilezione per gli autobus da parte di quelle persone che dovrebbero fare in modo tale da adoperarli in maniera intelligente, cioè come raccoglitori e distributori nei confronti del treno o nelle zone in cui questo non arriva. Auspichiamo una dura presa di posizione da parte delle popolazioni interessate e dei loro rappresentanti, nonché un cambio di rotta da parte di Palazzo Lascaris. Stante il numero di viaggiatori che usufruiscono del trasporto pubblico su questa tratta, la decisione dei Pubblici Amministratori è quanto meno avventata e dà adito a non pochi sospetti in merito ad un servilismo nei confronti del mondo della gomma. Caso mai, si dovrebbe perseguire il riassetto della ferrovia nella Città di Pinerolo, affinché i treni che percorrono la tratta Riva – Bricherasio effettuando fermata a Pinerolo non debbano eseguire la doppia manovra di retrocessione per motivi impiantistici: le soluzioni non mancano, ivi compresa quella di abbassare il livello della linea e farla proseguire verso la Val Pellice sottopassando il centro storico e, pertanto, mantenendo un piazzale di adeguate dimensioni e vicino ai principali luoghi d’attrazione, soluzione questa che consente di eliminare molti passaggi a livello, seppur a prezzo di maggiori costi economici. Superfluo osservare che ad avere maggior vantaggio saranno i Signori Viaggiatori provenienti da Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Bibiana e Bricherasio e diretti verso Torino ed oltre.
Distinti saluti.
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Ho ancora un piacevole ricordo di un mio soggiorno nelle Vostre zone da domenica 13 ottobre 1996, con partenza la domenica successiva: la mia presenza era dovuta alla partecipazione ad un seminario sulla Musica per Organo ed Orchestra, organizzato dalla Scuola di Valle, diretta dal M.o Walter Gatti, con la collaborazione della M.a Letizia Romiti e dell’Orchestra Sinfonica dell’Università di Bamberg, diretta dal M.o Michael Goldbach. Alcuni erano alloggiati alla Foresteria Valdese di Torre Pellice, altri presso un Agriturismo a Villar Pellice, dove si sono tenute molte prove, mentre i concerti si sono tenuti nella Parrocchiale di Luserna alta, nel Tempio Valdese di San Germano Chisone e nel Tempio Valdese di Pinerolo, rispettivamente giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 ottobre, per poi mobilitarsi verso la Provincia di Alessandria il giorno successivo, allo scopo di eseguire altri tre concerti a Terzo, Rocca Grimalda e Pontecurone. Ricordo perfettamente di essere pervenuto da Imperia Porto Maurizio, dove risiedevo, in treno, con cambi a Savona, Torino Lingotto e Pinerolo: non ostanti le pessime condizioni atmosferiche (pioggia ed umidità atmosferica insopportabile) sono giunto a destinazione, comodamente, salvo la mancanza della prima classe da Torino Lingotto in poi. Erano gli anni in cui le Ferrovie dello Stato iniziavano il processo d’involuzione e le infami politiche della rete snella avevano già mietuto vittime in termini infrastrutturali, soprattutto ai danni di scali merci, binari d’incrocio e di precedenza, giungendo financo a lasciare un solo binario a Torre Pellice e gestire le circolazioni a spola fin da Bricherasio, mentre, tanto sulla Savona – Torino, quanto sulla Torino Pinerolo – Bricherasio, vigeva il classicissimo blocco elettrico manuale.
… (omissis) …
Scusandomi per l’incomodo arrecato e restando a disposizione per eventuali collaborazioni, in attesa di cortese riscontro, volentieri, colgo l’occasione per inviare i miei più cordiali saluti, non disgiunti dagli auguri di buon lavoro.
Auspico che, anche alla luce dell’emergenza sanitaria attualmente in corso, durante la quale, a causa del blocco della circolazione, l’inquinamento è diminuito in maniera considerevole, si torni a rivalorizzare il treno quale cardine del trasporto terrestre.