LEGGE SULLA PARITÀ SALARIALE: IL PUNTO SUL GENDER GAP

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Nonostante la legge sulla parità salariale tra uomo e donna sia diventata realtà, il divario di genere sembra ancora lontano dall’essere risolto. Dal 26 ottobre scorso, la Costituzione italiana tutela ufficialmente le lavoratrici dalla disuguaglianza di trattamento in ambito professionale. A parità di inquadramento e di mansione, le donne hanno pertanto il diritto di pretendere e ricevere la medesima retribuzione spettante ai colleghi di sesso maschile.

Proprio in merito a questo argomento, l’agenzia digitale per il lavoro Jobtech ha di recente condotto un sondaggio volto a indagare le dimensioni del gender gap.

Sono stati intervistati 1000 professionisti – donne e uomini – impegnati attivamente nella ricerca di un impiego sul sito https://jobtech.it.

Quello che è emerso dalla ricerca è un quadro non del tutto incoraggiante. In particolare, se si pensa che la disparità salariale tra uomini e donne è ritenuta una consuetudine addirittura dal 34% dei partecipanti. E la percentuale, già di per sé piuttosto alta, sale fino a raggiungere quasi il 40% se si prendono in considerazione le risposte fornite soltanto dalle donne.

Un altro elemento interessante che si evince dal sondaggio di Jobtech è quello relativo al numero di lavoratrici che hanno effettivamente vissuto in prima persona la disparità di retribuzione. Circa un quarto delle lavoratrici intervistate ha dichiarato di avere sperimentato il gender gap salariale. Ma è ancor peggio se si pensa che la differenza di trattamento è più evidente all’interno di ambienti professionali in cui vi è una maggiore presenza di donne e non in contesti di norma ritenuti a netta prevalenza maschile.

Un ulteriore problema emerso dall’indagine è quello relativo alle domande personali rivolte alle candidate durante i colloqui di lavoro. Nonostante la legge non lo consenta, circa un terzo delle intervistate ha dichiarato di continuare a ricevere domande in merito allo stato civile, al numero di figli o alla volontà di averne.

A inasprire la disparità di genere contribuisce infine la quasi totale assenza di supporto alle donne con figli. La mancanza di asili aziendali, la difficoltà di ottenere il part-time e la poca flessibilità lavorativa giocano infatti un ruolo essenziale nell’aumentare il tasso di interruzione e abbandono del lavoro da parte delle donne.

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