A PINEROLO IL CONCERTO CON IL QUINTETTO PENTABRASS

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dal COMUNE DI PINEROLO

PINEROLO – Pentabrass, il quintetto di ottoni del Teatro Regio di Torino attivo a livello internazionale, approda a Pinerolo per la rassegna “I Venerdì del Corelli” in programma nella serata di venerdì 6 marzo alle ore 21. Una serata in musica all’insegna del coinvolgimento e dell’ironia, grazie al ricco e variopinto repertorio che comprende brani di Georg Friedrich Händel, Giuseppe Verdi, Johannes Brahms, Wolfgang Amadeus Mozart, Georges Bizet, Johann Strauss padre, André Lafosse, Luther Henderson, Enrique Crespo, David Short e George Gershwin.

Un programma che desidera mettere in luce tutte le possibilità espressive dello strumento a ottone (tuba, tromba, corno, trombone). Gli artisti sono Ivano Buat (tromba), Marco Rigoletti (tromba), Ugo Favaro (corno), Vincent Lepape (trombone) e Rudy Colusso (tuba). Il concerto è gratuito e a ingresso libero. Per maggiori informazioni contattare l’Istituto Civico Musicale “Arcangelo Corelli” ai numeri telefonici 0121-321706 oppure 331-5719277.

NOTE MUSICOLOGICHE (di Donatella Meneghini)

Sulla scia del quartetto d’archi e del quintetto di fiati, formazioni classiche per eccellenza, nel Novecento si sviluppa la tendenza alla creazione di formazioni analoghe, spesso all’interno della stessa famiglia di strumenti, complici il fenomeno tipicamente novecentesco della ricerca timbrica, e il progresso della tecnica costruttiva ed esecutiva. Il quintetto di ottoni, che riassume in sé tutta l’estensione grave-acuto della famiglia, si inserisce quindi in questo filone come formazione relativamente giovane. Prende piede, nella sua completa fisionomia, nella seconda metà del XX secolo, allorché una serie di musicisti, virtuosi attivi a livello concertistico, didattico e compositivo (e ci pare doveroso un particolare riferimento a Fred Mills, che si esibì per l’ultima volta proprio con i Pentabrass in occasione del Pentabrass Festival 2009 di Quincinetto, prima dell’incidente stradale che ne causò la morte) si cimentano in trascrizioni, arrangiamenti e brani originali tesi alla valorizzazione delle possibilità espressive dello strumento a ottone, liberandolo dall’immagine sclerotizzata di strumento potente e chiassoso, avulso da tecnica agile e leggera. L’obiettivo è la creazione di un repertorio sempre più vasto, di alto livello artistico e ricco di raffinatezze, generalmente all’insegna del buon umore, dell’ironia e del gioco; di uno humour, insomma, finalizzato a una resa comunicativa e coinvolgente. Così, nell’ambito della carrellata storica in programma, l’ensemble si presenta in modo solenne e maestoso con l’Alleluja händeliano dall’oratorio Messiah e con la celebre Marcia dal secondo atto dell’Aida verdiana, per assolvere poi al compito, che già alla fine dell’Ottocento era deputato alle bande, di diffusione capillare del repertorio operistico. Ci propone, infatti, la brillante ouverture mozartiana delle Nozze di Figaro, pura espressione di intrinseca teatralità dove la leggerezza è d’obbligo, e i ritmi e i temi seducenti della Spagna colorita di Carmen, brani in cui il tema dell’amore è visto nelle sue più diverse sfaccettature. Questo non senza il passaggio, attraverso la quinta delle ventuno Danze ungheresi composte da Brahms per pianoforte a quattro mani, nella Vienna più popolare, quella delle taverne e dei violini tzigani; l’altra faccia della Vienna borghese che si dilettava sulle note di J. Strauss, padre del valzer e delle marce, che tutti conoscono come autore della Radetzky-Marsch. Con la Suite Impromptu, in quattro movimenti ossia Épithalame, Marche, Élégie e Mouvement, si apre una parentesi tutta francese dalle morbide sonorità e raffinata nel trattamento dei timbri. Subito dopo veniamo coinvolti dai ritmi di danze che nelle Americhe hanno avuto origine: il Ragtime, la Bossa nova brasiliana e il Vals peruviano della Suite americana, e il Tango argentino che, nato a fine Ottocento nei bassifondi della capitale Buenos Aires, ha subito nel corso degli anni un processo di nobilitazione. Anche il Tuba Tiger Rag, che nasce dall’incontro tra l’esecutore di tuba del Canadian Brass Chuck Daellenbach e il compositore-arrangiatore Luther Henderson, è l’adattamento di un ragtime: il Tiger Rag del 1917, il brano più famoso degli Original Dixieland Jazz Band. Dal novelty ragtime, l’ultimo “ragtime bianco” degli anni venti, fu influenzato anche Gershwin: il concerto non potrebbe concludersi che con quattro hits di questo autore, il quale, nei primi anni del XX secolo, riassumendo su di sé classica, blues, jazz, ha gettato quel ponte tra America e Europa cui la musica di oggi è ancora debitrice.

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL CONCERTO

Georg Friedrich Händel (1685-1759)
“Alleluja”.
Arrangiamento di Fred Mills.

Giuseppe Verdi (1813-1901)
“Aida, marcia trionfale”.
Arrangiamento di James Barnes.

Johannes Brahms (1833-1897)
“Danza ungherese n. 5 in fa diesis minore”.
Arrangiamento di David Le Clair.

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
“Le Nozze di Figaro, ouverture”.
Arrangiamento di Steve Bergler.

Georges Bizet (1838-1875)
“Carmen, fantasia”.
Arrangiamento di Bill Holcombe.

Johann Strauss padre (1804-1849)
“Amor Marsch”.
Arrangiamento di Jay Lichtmann.

André Lafosse (1890-1975)
“Suite Impromptu”.

Luther Henderson (1919-2003)
“Tuba Tiger Rag”.

Enrique Crespo (1941)
“Suite americana” (Bossa nova brasiliana – Ragtime – Vals peruviano).

David Short (1951)
“Tango”.

George Gershwin (1898-1937)
“Four Hits For Five”.
Arrangiamento di Les Gillis.

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