dal CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE
PINEROLO / TORRE PELLICE – “Ho interrogato, oggi, l’Assessore regionale ai Trasporti per avere informazioni e aggiornamenti in merito alla tratta ferroviaria Torre Pellice-Pinerolo, alla luce delle notizie di una possibile rimozione dell’elettrificazione” – afferma il Vicepresidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.
“La linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice è stata sospesa dalla Regione Piemonte nel 2012 – dichiara Gallo – e il 16 maggio 2019 avrebbe dovuto essere riattivata con l’affidamento a Trenitalia della ristrutturazione delle linee ferroviarie del Sistema Metropolitano Torinese. Nella richiesta avanzata dalla Giunta Chiamparino, infatti, in merito alla tratta Torino-Pinerolo, era prevista anche la riattivazione della Torre Pellice-Pinerolo, linea importante che, si auspicava, avrebbe potuto ridurre il traffico stradale. Era stabilita, inoltre, la realizzazione di una pista ciclabile lungo la ferrovia per integrare i due aspetti di mobilità sostenibile”.
“Recentemente – spiega Raffaele Gallo – per evitare il ripetersi di furti sulla linea disalimentata sembrerebbe che il Gruppo Ferrovie dello Stato abbia deciso di procedere alla rimozione dell’elettrificazione della tratta, fatto che ne pregiudicherebbe la riattivazione, nonostante la Pinerolo-Torre Pellice fosse stata inserita nella nuova gara di gestione del Servizio Ferroviario Metropolitano”.
“L’Assessore Gabusi – termina il Vicepresidente Gallo – nella sua risposta, ha spiegato che RFI ha confermato che, qualora la linea dovesse essere riattivata, sarà a proprie spese e lui stesso prevede un percorso di concertazione con i Comuni per definire il progetto migliore per il territorio. Naturalmente sarà mia cura continuare a monitorare con attenzione la situazione per garantire a questa zona un servizio di collegamento rapido, veloce e sicuro con Pinerolo che manca ormai da troppi anni”.
Fin da lunedì 11 marzo, avevo inviato il seguente scritto agli ilustrissimi Signori Sindaci da Pinerolo a Torre Pellice comprese:
Apprendo da un articolo comparso lo scorso venerdì 6 marzo 2020 sull’Eco del Chisone che la Spettabile Amministrazione Regionale non è per nulla interessata a contribuire con fondi propri a finanziare il ripristino della circolazione regolare sulla tratta ferroviaria compresa tra Pinerolo e Torre Pellice, ma, al contrario, si sta favoleggiando con proposte quanto mai balzane relative ad una pista per circolazione di autobus elettrici su sede propria, impiegando il sedime di una ferrovia di cui qualcuno auspica lo smantellamento. Questo non fa altro che accentuare una manifesta avversione nei confronti del mezzo più sicuro ed ecologico e che dovrebbe costituire il cardine dei trasporti terrestri da parte di molti Pubblici Amministratori, i quali sembrerebbero essere, al pari di molti altri Cittadini, asserviti al mondo della gomma, troppo spesso adoperata come serbatoio elettorale da una parte ed impropriamente come unico mezzo, specie privato, per puro egoismo dall’altra. Va da sé che quanto faticosamente costruito dalle generazioni passate, sull’onda di quanto iniziato da una personalità lungimirante come Sua Eccellenza il Signor Camillo Benso, Conte di Cavour, non debba essere assolutamente disperso, ma, anzi, dovrebbe essere adeguatamente conservato e migliorato, al fine di dotare il territorio di una rete di trasporti sicura, ecologica, affidabile e sostenibile e questo si può fare solo assegnando il posto d’onore alla ferrovia: un sistema antico per data d’invenzione, ma che ha saputo evolversi ed affrontare le sfide dei tempi moderni, senza ricoprirsi di quella patina d’obsolescenza che qualcuno vorrebbe gettarle addosso.
È bensì vero che, per recarsi da Pinerolo a Bricherasio ed oltre, allo stato attuale delle cose sia necessaria una manovra d’inversione: un limite questo dovuto all’aver realizzato lo scalo Pinerolese, al pari di molti altri, come stazione di testa, in un’epoca in cui i tempi d’inversione erano trascurabili rispetto ai tempi complessivi dei viaggi, ma è altrettanto vero che vi sono diverse possibilità di ovviare a questo inconveniente, dallo spostamento della stazione principale della Città di Pinerolo in direzione di Torino, dove oggi è posta la stazione di Pinerolo Olimpica, lasciando l’attuale per quei soli treni che abbiano capolinea a Pinerolo, riservando l’interscambio per la Val Pellice alla nuova stazione, fino alla realizzazione di un passante sotterraneo, con scalo sufficientemente ampio e sovrastato dal piazzale dedicato agli autobus, soluzione questa costosa, però possibile, grazie alle possibilità offerte dalla tecnica moderna. Analogamente, dall’altro capo, la linea potrebbe essere prolungata fino a Bobbio Pellice, seppur con pendenze non proprio amichevoli, così come il rimpianto ramo Bricherasio – Barge potrebbe essere ricostruito e prolungato in direzione di Saluzzo, servendo un’areale fortemente antropizzato: l’unico imbarazzo riguarderebbe la scelta in merito a privilegiare Bagnolo Piemonte o Cavour, avendo pressoché lo stesso numero di abitanti, a meno di non spostare il bivio a livello del ponte sul Chisone, per poi raggiungere Osasco, Cavour, Bagnolo Piemonte, Barge e, da lì, proseguire verso Saluzzo.
L’argomento non riguarda espressamente la tratta terminale della linea che si dirama da Torino Lingotto, tuttavia è doveroso ricordare che, da Airasca, si diramava una linea diretta a Cuneo, linea purtroppo, sopravvissuta, ancorché sospesa all’esercizio nella tratta meridionale oltre Saluzzo, formalmente dismessa nella tratta settentrionale e smantellata da Airasca a Moretta, sopravvivendo i binari nel breve tronco residuo solamente perché serviva un raccordo per le ormai defunte officine che, a Moretta, avevano sede. Ufficialmente, la dismissione, è stata giustificata da scarso traffico, così come la sospensione oltre Saluzzo, ma, allora, viene da domandarsi il motivo per il quale, sullo stesso percorso Airasca – Saluzzo – Cuneo, si mediti addirittura la costruzione di un’autostrada: forse le autostrade hanno giustificazione ad essere progettate e costruite anche indipendentemente dai veicoli che le andranno a solcare, peraltro senza tener conto del maggior consumo di suolo a parità di volume di traffico? Su quel sedime, è stata realizzata una pista ciclabile, ma l’intento, di per sé lodevole, poiché mira ad offrire la possibilità di praticare attività fisica e, contemporaneamente, godere degli splendidi panorami Pedemontani, è stato perseguito in maniera errata, in quanto si sarebbe potuta realizzare la pista ciclabile, per quanto possibile, in affiancamento ai binari, come già capita in altre Nazioni caratterizzate da una più lungimirante politica dei Trasporti e, comunque, così si dovrà fare allorquando vi sarà l’auspicabile ricostruzione della linea, ovviamente, con le dovute migliorie, pensando anche a soddisfare le esigenze di trasporto merci da e per gli insediamenti industriali di Torre San Giorgio. Infatti, la situazione locale è diversa da quella della Riviera Ligure di Ponente, dove la pista ciclabile corre lungo un tracciato abbandonato in favore di una variante, seppur di scarsa utilità per i movimenti su breve distanza: laggiù sarebbe stato più opportuno raddoppiare in sede il vecchio tracciato, interrandolo nell’attraversamento dei centri urbani, operazione questa agevole, grazie alla possibilità di aprire scavi a cielo aperto per poi essere sottominati, per poi avere una metropolitana di tutto rispetto, volta a snellire il cronico intasamento delle strade.
Qualcuno potrebbe obiettare che il ritorno del treno comporterà lunghe attese ai passaggi a livello, ma si tratta di un falso problema: se il traffico ferroviario non è molto intenso, una saggia gestione delle circolazioni, con formazione degli itinerari a tempo debito, peraltro agevolata dai sistemi di comando e controllo centralizzati, non comporta lunghe attese; se, invece, come sarebbe raccomandabile, il traffico aumentasse, vi sono innumerevoli possibilità di provvedere con sovrappassi o sottopassi o, se necessario, itinerari alternativi di lunghezza media confrontabile con quelli forzatamente interrotti. Comunque, ci si pone spesso, da un punto di vista che antepone le esigenze della gomma a quelle del ferro, mentre la priorità dovrebbe essere invertita e si dovrebbe lavorare affinché il ferro abbia la maggior quota parte nella redistribuzione modale.
Mi pregio di comunicarVi che nella stessa giornata di venerdì 6 marzo, ho inviato il seguente scritto alla casella postale elettronica certificata dell’illustrissimo Signor Assessore Gabusi, che ha la delega ai Trasporti, nella speranza che legga, poiché, in una riunione tenutasi nella Sala Consiliare della Provincia di Asti, quando ancora, da Sindaco di Canelli, la presiedeva, negò assolutamente di avere ricevuto comunicazioni, peraltro inviate con lo stesso mezzo, relative alla zona dell’Astigiano, salvo sbiancare al momento in cui ebbi a distribuirne copia a tutti gli intervenuti.
Nel numero odierno dell’Eco del Chisone, è stato pubblicato un articolo qui sotto trascritto:
La Regione Piemonte non ritiene prioritario ripristinare la linea Pinerolo – Torre Pellice e quindi non intende finanziare il ripristino della linea. È quanto ha spiegato, mercoledì incontrando i Sindaci interessati alla tratta (presenti anche i consigliere regionali Marin, Canalis e Sarno), l’Assessore Regionale ai Trasporti Gabusi, che lo ha poi ribadito rispondendo alle domande dell’Eco del Chisone (intervista integrale sul prossimo numero). La Regione non intende finanziare il ripristino da parte di RFI (la società che gestisce la manutenzione delle reti ferroviarie) per cui la tratta non verrà inserita nel contratto di servizio del nuovo gestore del sistema ferroviario metropolitano, Trenitalia – ci spiega l’Assessore che, poi, assicura – L’incontro con i Sindaci è stato cordiale, ho riscontrato, da parte loro, comprensione per la scelta della Regione e si è ragionato su possibili alternative. Come anticipato sul numero in edicola dell’Eco del Chisone, i Sindaci si sono dati disponibili a produrre un progetto di massima per realizzare sul sedime una pista dedicata per bus su gomma a basso impatto ambientale, progetto a cui dovrebbero lavorare il Politecnico ed il Centro ACEA per l’innovazione tramite il collegato consorzio CPE. È un progetto di estremo interesse su cui la Regione sarebbe disposta a investire – sottolinea Gabusi.
Su questa svolta dovrebbe esprimersi con un comunicato il Comitato Treno vivo, che, ieri, ha partecipato ad un incontro in Municipio a Torre Pellice.
Da circa otto anni, si è lasciato marcire un cospicuo patrimonio, gettando alle ortiche circa un terzo della rete ferroviaria Piemontese – la linea in questione, tra l’altro, è elettrificata e, quindi, almeno in loco, non inquinante – per poi dire che non ci sono quei fondi che, miracolosamente, compaiono per una pista dedicata agli autobus. Questo conferma la fin troppo nota predilezione per gli autobus da parte di quelle persone che dovrebbero fare in modo tale da adoperarli in maniera intelligente, cioè come raccoglitori e distributori nei confronti del treno o nelle zone in cui questo non arriva. Auspichiamo una dura presa di posizione da parte delle popolazioni interessate e dei loro rappresentanti, nonché un cambio di rotta da parte di Palazzo Lascaris. Stante il numero di viaggiatori che usufruiscono del trasporto pubblico su questa tratta, la decisione dei Pubblici Amministratori è quanto meno avventata e dà adito a non pochi sospetti in merito ad un servilismo nei confronti del mondo della gomma. Caso mai, si dovrebbe perseguire il riassetto della ferrovia nella Città di Pinerolo, affinché i treni che percorrono la tratta Riva – Bricherasio effettuando fermata a Pinerolo non debbano eseguire la doppia manovra di retrocessione per motivi impiantistici: le soluzioni non mancano, ivi compresa quella di abbassare il livello della linea e farla proseguire verso la Val Pellice sottopassando il centro storico e, pertanto, mantenendo un piazzale di adeguate dimensioni e vicino ai principali luoghi d’attrazione, soluzione questa che consente di eliminare molti passaggi a livello, seppur a prezzo di maggiori costi economici. Superfluo osservare che ad avere maggior vantaggio saranno i Signori Viaggiatori provenienti da Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Bibiana e Bricherasio e diretti verso Torino ed oltre.
Distinti saluti.
Ho ancora un piacevole ricordo di un mio soggiorno nelle Vostre zone da domenica 13 ottobre 1996, con partenza la domenica successiva: la mia presenza era dovuta alla partecipazione ad un seminario sulla Musica per Organo ed Orchestra, organizzato dalla Scuola di Valle, diretta dal M.o Walter Gatti, con la collaborazione della M.a Letizia Romiti e dell’Orchestra Sinfonica dell’Università di Bamberg, diretta dal M.o Michael Goldbach. Alcuni erano alloggiati alla Foresteria Valdese di Torre Pellice, altri presso un Agriturismo a Villar Pellice, dove si sono tenute molte prove, mentre i concerti si sono tenuti nella Parrocchiale di Luserna alta, nel Tempio Valdese di San Germano Chisone e nel Tempio Valdese di Pinerolo, rispettivamente giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 ottobre, per poi mobilitarsi verso la Provincia di Alessandria il giorno successivo, allo scopo di eseguire altri tre concerti a Terzo, Rocca Grimalda e Pontecurone. Ricordo perfettamente di essere pervenuto da Imperia Porto Maurizio, dove risiedevo, in treno, con cambi a Savona, Torino Lingotto e Pinerolo: non ostanti le pessime condizioni atmosferiche (pioggia ed umidità atmosferica insopportabile) sono giunto a destinazione, comodamente, salvo la mancanza della prima classe da Torino Lingotto in poi. Erano gli anni in cui le Ferrovie dello Stato iniziavano il processo d’involuzione e le infami politiche della rete snella avevano già mietuto vittime in termini infrastrutturali, soprattutto ai danni di scali merci, binari d’incrocio e di precedenza, giungendo financo a lasciare un solo binario a Torre Pellice e gestire le circolazioni a spola fin da Bricherasio, mentre, tanto sulla Savona – Torino, quanto sulla Torino Pinerolo – Bricherasio, vigeva il classicissimo blocco elettrico manuale.
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Un altro aspetto derivante dal blocco forzato delle produzioni industriali e del traffico, che, almeno in Italia, è svolto in modalità stradale, è rappresentato da una drastica riduzione dell’inquinamento: è evidente a tutti come l’aria abbia cambiato trasparenza ed odore, i colori siano più saturi, gli animali selvatici si facciano vedere più frequentemente di quanto succedesse in passato, il livello di rumorosità è calato ad un piacevole silenzio, rotto solo da qualche canto d’uccello e – ahimè – talora dalle sirene delle ambulanze che portano Pazienti alle Strutture sanitarie, con la speranza di una guarigione che, troppo spesso, sfuma nella sofferenza della fine. Si deve altresì osservare come l’inquinamento sia stato ritenuto, da fonti autorevoli, un fattore favorente il contagio, nonché un fattore aggravante per la malattia. Tenendo in debita considerazione questi aspetti, è quanto mai necessario ripensare una riduzione dell’inquinamento atmosferico, riduzione che, sugli impianti fissi, risulta di facile, ancorché, talora, onerosa attuazione, mentre, sui mezzi mobili deve necessariamente passare per un drastico cambio di mentalità, volto a privilegiare una mobilità sostenibile, basata sul mezzo pubblico, adoperando quello privato in maniera intelligente e che assegni nuovamente alla ferrovia il ruolo cardine del trasporto terrestre, tanto per i viaggiatori, quanto per le merci. Su quest’ultimo fronte, sembrerebbe esservi un minimo incremento, seppur solo per trasporti a treno completo e su lunga distanza, grazie all’esecrabile decisione di aver trasformato il trasporto in un’ordinaria attività d’impresa: resta moltissimo da fare per ravvivare quel pullulare di carri destinati alle piccole partite ed al collettame, interrotto sotto lo scacco di quelle manovre elettorali che hanno, in Regioni come il Piemonte, portato ad arrugginire un terzo dei binari che lo attraversano. I dati epidemiologici con cui ci confrontiamo ogni giorno dovrebbero spingere più di un Amministratore ad impegnarsi non solo per un radicale ammodernamento della rete, in ispecie le linee complementari od, erroneamente, ridotte a tale rango, ma anche per portare la ferrovia dove non è mai arrivata, oltre, naturalmente, a programmare un servizio a misura dell’utenza.